"Joker: Folie à deux", un opinione controversa

"Joker: Folie à deux" non è un film per tutti.

Appena uscito dalla sala, ho provato emozioni contrastanti: non potevo dire che non mi fosse piaciuto o che fosse stato un flop (come invece è stato definito da molti), ma non potevo nemmeno affermare il contrario.

L’avevo gradito ma ne ero rimasto turbato. Insomma, mi sono trovato in uno stato di piacevole confusione.

Sapevo che il film mi aveva lasciato qualcosa, ma cosa?

Nei giorni successivi ho continuato a pensarci e sono emerse delle osservazioni interessanti.

Per prima cosa, mi ha trasmesso un forte senso d'angoscia.

Non riuscivo a comprenderne il motivo finché non ho visto una video-analisi di Michele Mezzanotte in cui spiega che il messaggio centrale di "Joker: Folie à deux" si basa sul tema del fallimento.

Questo video ha rappresentato un eureka per me in quanto capì finalmente il motivo della mia frustrazione di fronte alla narrazione.

Mi aspettavo di vedere un film di follia pura in cui il cattivo, preso dalla sua impulsività e dalle sue evidenti nevrosi, si costruisce una rappresentazione del mondo che per realizzarsi deve passare necessariamente dalla distruzione.

Mi aspettavo quella figura del folle incosciente che non teme nessuno e compie atti criminali senza pensare alle conseguenze.

Invece le mie aspettative sono state fortemente disilluse in quanto mi sono trovato di fronte ad un folle spaventato, una persona insicura e problematica, diventata tale a causa di un passato difficile e che vede la violenza come unica soluzione per la sopravvivenza dell’io.

Questa violenza però avviene in primis con un tentativo di soppressione del sè.

Ricordiamoci infatti che la prima vittima di Joker è proprio Arthur.

Joker infatti è il tentativo di distruggere l’identità che fino ad allora lo aveva portato a gran poco, per diventare qualcun altro.

Questo processo sembra essere utile in un primo memento poiché Joker piace e questo lo si può vedere chiaramente nel momento del processo in cui la folla lo acclama perché vuole vedere Joker.

Non Arthur, Joker.

Questo è un punto fondamentale del film in quanto a mio parere rivela il vero messaggio che vuole trasmettere il regista: Arthur non è nessuno, Arthur non esiste per gli altri, esiste solo Joker.

Arthur è il bambino che viene abusato, bullizzato, deriso da una società che non lo apprezza finché ad un certo punto capisce che per sopravvivere deve cambiare, ma non ha i mezzi necessari per capire in che modo può adottare un cambiamento adeguato e dunque diventa un criminale.

Questo però inspiegabilmente al popolo piace, questo è quello che la gente vuole.

Harley Quinn nel film rappresenta proprio questo: le persone amano Joker, non Arthur, e cercano quindi in tutti i modi di portare a compimento quella brutale metamorfosi.

Il personaggio di Harley si rivela importante anche per un altro motivo: nonostante la sua tossicità e nonostante cerchi in tutti i modi di riportare Joker alla follia, non si rende conto che sta ottenendo il risultato opposto.

Di fronte all’amore vero, Arthur torna a prendere il sopravvento su Joker creando però un cortocircuito nella sua mente in quanto non riesce più a distinguere il vero sé finché non decide di accettare quello che realmente é (Arthur) nonostante questo però lo porti nuovamente alla miseria della solitudine perché “nessuno al mondo vuole Arthur”.

Di fronte ad una fragilità così evidente del protagonista non si può che restare con l'amaro in bocca in quanto le aspettative con le quali molti si approcciavano al film sono quelle di un cattivo sempre in grado di trionfare quando invece, nel finale, cade miseramente.

Quella di Joker è una tragedia greca a tutti gli effetti, una di quelle che ti lascia sopraffatto, che ti disturba, che vorresti finisse in modo diverso, con un lieto fine.

Purtroppo però in questi tipi di storie non c'è mai un lieto fine.

Solo tanti momenti tragici alternati da brevi attimi di illusoria felicità (la storia d’amore con Harley, per esempio) basata per lo più su una serie ininterrotta di bugie.

Un film del genere è come una doccia fredda per la cultura dell’anestesia e dei finti moralismi nella quale siamo immersi.

Storie come queste aiutano a farci capire che nel mondo ci sono tanti Joker che vanno compresi e aiutati, perché Joker nasce solo nel momento in cui Arthur non viene aiutato e compreso.

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